FAUNA VALSASSINESE: UNA RICCHEZZA DA CONSERVARE



Facciamo il punto della situazione con il naturalista Lorenzo Greco, esperto in fauna e appassionato della Valsassina e le sue montagne. Iniziamo con le specie ricomparse negli ultimi anni in Valsassina, viaggiando indietro nel tempo fino agli anni 90 quando in Val Bona (Val Biandino) è stato reintrodotto lo stambecco che si è immediatamente integrato andando a costituire due colonie, una che gravita nella zona del Pizzo e una nella zona del Monte Legnone.

La marmotta è stata reintrodotta con successo un po’ di anni prima, sempre in val Biandino. Prima di allora non c’erano né stambecchi né marmotte.

Il cervo invece ha fatto la sua riapparizione lenta e graduale da qualche anno, a cominciare da una colonia insediatasi spontaneamente nella zona del Legnoncino.Il camoscio non si è mai estinto anche se la sua densità era fortemente ridotta e solo negli ultimi decenni si è assistito ad una forte ripresa.

Ma se alcune specie sono ricomparse, altre purtroppo, come conferma Lorenzo Greco, stanno scomparendo in maniera grave e irrecuperabile.

"Assistiamo a dei cambiamenti che sicuramente portano ad un aumento di alcune specie ma alla rarefazione di altre. Le specie si adattano ai cambiamenti, come diceva Darwin non sopravvive il più forte ma quello che meglio si adatta al cambiamento.

Così in un ambiente come quello della pianura dove prevale il cemento e contemporaneamente scompaiono le aree verdi, gli orti, i campi, i muretti a secco, i frutteti e i piccolo corsi d’acqua, hanno maggior successo le specie opportuniste come le cornacchie a scapito dei piccoli uccelli di campagna" commenta il naturalista.

L’uso di diserbanti e pesticidi rende difficile la sopravvivenza delle specie insettivore. In conclusione possiamo affermare che son aumentate le specie che riescono a vivere nei pressi dell’uomo adattandosi alle modificazioni ambientali che esso opera.

Grazie a reintroduzioni e ad una caccia condotta con criteri di selezione, nonostante qualche episodio di bracconaggio, sono aumentati gli ungulati (stambecco, cervo, capriolo, camoscio e cinghiale) e quindi il possibile cibo per i grandi predatori come lupo orso e lince che potrebbero recuperare gli antichi areali. 

Sono in netta diminuzione i galliformi come la pernice, il gallo forcello e la coturnice. Il  gallo cedrone è estinto (qualche esemplare è ancora presente nelle Orobie Valtellinesi).

In fortissima diminuzione i rettili e gli anfibi. I rettili per ignoranza e superstizione, gli anfibi perché privati del mezzo indispensabile alla loro riproduzione: le acque ferme o stagnanti. I mustelidi sono sempre poco frequenti, soprattutto l’ermellino.

Tra i mammiferi di piccola taglia anche la lepre bianca è una rarità. Mentre prosperano le marmotte. Nel prossimo articolo parleremo dei grandi predatori e gli uccelli. 

 

 

 

 

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