La storia di Pietro, soldato valsassinese che fece la guerra in Grecia



Questa è la storia di Pietro Buzzoni barziese nato nel 1914 e morto nel 2008. Tutto ebbe inizio il 28 ottobre del 1940 quando Benito Mussolini dichiarò guerra alla Grecia. A quel tempo Buzzoni, che lavorava come falegname a Barzio, ricevete una cartolina che gli intimava di presentarsi in caserma a Lodi; era il 25 novembre 1940. Cosi fece, con rammarico e tristezza saluto i suoi e partì per Lodi, da li fu destinato a Roma e dalla capitale partì per Brindisi da dove avrebbe raggiunto l’Albania.

Il 20 dicembre del ’40 Buzzoni in divisa da bersagliere arrivò a Valona da dove scrisse la prima lettera al fratello Giovanni: "Sono in Albania, si sentono i cannoni sparare e ho visto i primi feriti di guerra". Il 23 dicembre, Pietro si trovava in seconda linea, entro Natale del 1940 era già in prima linea ed in una lettera commentava "Anche se sono in seconda linea, si potrebbe dire che sono già in prima linea con la guerra e con i pidocchi".

Furono sei mesi di gelo, freddo e fango quelli che Buzzoni visse, la guerra in Grecia durò fino al 22 aprile con un terribile bilancio di morti, dispersi, feriti e congelati. Ma l’avventura di Pietro durò molto di più in terre greche dalle quali spedì 30 lettere e 13 cartoline, dettagliando ogni momento della sua vita quotidiana. 

"Sono qui, malcomodo sulle ginocchia sotto il roccione per ripararmi dalle pallottole, qui si esce solo di notte per andare a ritirare il rancio, si vive con la santa idea che presto tutto finirà, perché caro ho piene le scatole" questo diceva a suo fratello in una delle tante lettere scritte, missive che in tempo di guerra erano un sostegno morale e psicologico importante. Lettere che nel caso di Pietro venivano lette dai superiori del secondo reggimento, ottava compagnia, quarto battaglione per evitare che il bersagliere venisse a conoscenza di notizie non desiderate. 

La guerra sul fronte greco ebbe una svolta il 22 aprile del ’41 con la resa dell’esercito greco, fatto che diede il via libera all’ingresso dei soldati italiani come truppe di presidio; tutti gli spostamenti effettuati vengono elencati dettagliatamente dal Buzzoni nelle sue lettere. Si parla del caldo dell’estate greca, con "58 gradi di temperatura a luglio" o dell’estenuante attesa per invadere città o villaggi. "Siamo a 40 km da Atene, attendiamo l’ordine per marciare sulla capitale" commenta Buzzoni in una delle sue missive. 

Santini, cartoline e foto accompagnano la vita di Pietro Buzzoni, anche episodi curiosi come la punizione subita dopo essere rientrato in ritardo da una licenza, sgarbo che Pietro dovette pagare caro con 10 giorni di consegna, 20 di carcere e 30 di rigore, come testimonia in una lettera ed in una incisione sulla gavetta del rancio. 

 "Non sono tempi allegri, siamo in guerra, non si scherza, ci sono dei fanatici in giro" scrive il Buzzoni al fratello. "Ho conosciuto un greco, si chiama Giorgos Karagianis, siamo diventati amici, ho fatto dei lavori di falegnameria a casa sua", con questo episodio ebbe inizio una nuova tappa della vita al fronte di Pietro Buzzoni.

In uno dei tanti spostamenti nel territorio ellenico, i soldati italiani si fermarono a Kloni, era il novembre del ’43, sedici soldati furono distribuiti nelle case del paese, Buzzoni fini a casa di Elena Kalangis e fu accolto con allegria ed entusiasmo, condividendo la camera da letto con i due figli di Elena: Nico e Anastasio. Dopo qualche giorno in casa dei Kalangis, la signora Elena disse a Pietro: prima avevo due figli adesso ne ho tre; da quel momento in poi, Pietro chiamò Elena mamma.

Arrivò l’armistizio dell’8 settembre 1943, e per rappresaglia i tedeschi bruciarono parecchie case, compresa quella della signora Elena, ma il Buzzoni insieme ai suoi nuovi fratelli aiutò a ricostruirla e si fermò con loro per 13 mesi fino al 20 dicembre ’44 quando partì per Volos: finalmente si tornava a casa.

Rientrato in Italia, dopo la quarantena, Buzzoni tornò a Barzio per rifarsi una nuova vita ma conservando sempre il ricordo dei tempi vissuti in Grecia. "Le olive nere non sono mai mancate a tavola, ne mangiava due al giorno in ricordo della Grecia" commenta il figlio Roberto tra le lacrime. 

Il tempo trascorse e qualche anno più tardi, arrivò una lettera da Kloni scritta da Anastasio e ricominciò una amicizia epistolare che sarebbe durata parecchi anni, finché i due "fratelli" non si sono rincontrati di persona con il viaggio di Buzzoni in Grecia. Dopo l’incontro, l’amicizia è continuata, Buzzoni aiutò economicamente i suoi amici greci e dopo la sua morte nel 2008, il figlio Roberto trovò una lettera di Anastasio che attendeva una risposta di suo padre deceduto e decise di andare a trovarlo in Grecia.

Insieme a sua figlia, si recarono nel paesino e furono riconosciuti dagli amici di suo padre ancora in vita, comprese due signore che all’epoca erano bambine.

Come ogni favola che si rispetti, anche se questa è una storia vera, anche questa ha un finale felice. Una sera nella primavera della Grecia contemporanea, in un piccolo paesino chiamato Kloni, una bambina greca, diventata adulta seduta insieme al figlio e la nipote di un bersagliere italiano iniziò a cantare una canzone. Dopo qualche minuto, l’italiano e la greca in lacrime intonavano le note di quella canzone che dice più o meno cosi: 
 

Quel mazzolin di fiori

che vien dalla montagna

Quel mazzolin di fiori

che vien dalla montagna

e guarda ben che no ‘l se bagna

che lo voglio regalar.

e guarda ben che no ‘l se bagna

che lo voglio regalar. Quel mazzolin di fiori

che vien dalla montagna

Quel mazzolin di fiori

che vien dalla montagna

e guarda ben che no ‘l se bagna

che lo voglio regalar.

e guarda ben che no ‘l se bagna

che lo voglio regalar.

PIETRO BUZZONI (camicia bianca e gilet, al centro)
INSIEME AL "FRATELLO GRECO" ANASTASIO

 

MEMORIA VIVENTE: NATALE BARUFFALDI, ARMANDO MARONI,
GIOVANNI BERGAMINI e GIANOLA, REDUCI DI GUERRA VALSASSINESI

ROBERTO BUZZONI, FIGLIO DEL SOLDATO PIETRO



 

 

 

 

 

 

 

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NUOVA LECCO-BALLABIO, DISASTRO CONTINUO

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