E’ una lunga scheda che parte da una prima considerazione (come nel caso di ieri, quasi metà delle aggressioni dei cani sono su soggetti dai 4 ai 18 anni), sviluppando motivazioni, comportamenti e metodi da adottare. E concludendo con un ammonimento su un aspetto spesso dimenticato dai più: "Non bisogna mai sottovalutare la propria responsabilità etica, civile e penale".
AUMENTO DELLE AGGRESSIONI
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La dottoressa Cardillo durante un addestramento |
Nonostante il cane sia l’animale più amato e più presente nelle nostre case, esiste l’altra faccia della medaglia. I casi di aggressione dei cani sono una conseguenza multifattoriale dove troviamo una predisposizione genetica, eventuali patologie, l’effetto degli ormoni, le capacità di apprendimento, la capacità di valutare le circostanze del cane e l’esperienze vissute.
E’ da sottolineare come quasi la metà dei casi di aggressioni sono su bambini da 4-18 anni.
Le aggressioni mortali sono generalmente a discapito di bambini con meno di 10 anni e questo avviene nella maggior parte dei casi nella stessa casa in cui vive il cane. Negli ultimi anni, le aggressioni dei cani sono aumentate sia in frequenza che in gravità e l’aggressività risulta essere il più comune problema comportamentale incontrato nella pratica veterinaria.
Nei casi di aggressioni di cani va sempre considerato il quadro generale della situazione. Spesso infatti sembra che il cane abbia avuto un comportamento imprevedibile, mentre se un esperto studia la situazione in modo oggettivo risulterà chiaramente non essere cosi. Per ogni cane (qualsiasi sia la razza) e per ogni bambino (qualsiasi sia l’età) bisogna sottolineare che:
1) il bambino va sempre informato e educato al rispetto del cane perché i suoi comportamenti possono influenzare la risposta comportamentale del cane (es. urlare e correre in presenza del cane può stimolare il suo istinto predatorio). Sarebbe opportuno insegnare ai bambini quali sono i comportamenti “sicuri” che non causano risposte difensive, di irritazione, o di possessività da parte del cane.
2) la presenza dei genitori o degli adulti è fondamentale e deve essere costante, soprattutto per bambini di età inferiore ai 14 anni. Anche i genitori però devono essere informati sul comportamento da tenere o da evitare con il cane, per poter controllare e intervenire in caso di necessità.
L’aggressività è definita come la motivazione che spinge all’aggressione. L’aggressione è definita in etologia come una minaccia o un atto fisico contro l’equilibrio psichico e fisico di un individuo.
L’aggressione può inoltre essere influenzata da una patologia (endocrina, immunitaria, infettiva, tossica, degenerativa, tumorale) dagli umori (depressione, iper o ipoattività, ansia), dalle emozioni (timore, paura, frustrazione, gioia, desiderio sessuale), le cognizioni, le percezioni (perdita visione e udito), dalle reazioni neurovegetative (dolori interni, addominali, crampi, …)
Analizzare questi fattori scatenanti è importante e se si ripetono, diventano elementi predittivi di una sequenza aggressiva.
Il cane aggressivo è spesso descritto come “cattivo”, termine antropomorfizzato che sottolinea l’intenzionalità di malanimo, in realtà totalmente estranea all’animale, nonostante ogni cane vivente rischia di mordere. “Solo il cane di peluche non ha alcuna probabilità di mordere nessuno”.
Un’aggressione si rivela patologica quando:
– non permette all’individuo un ritorno all’equilibrio emozionale
– quando è alterata la struttura della sequenza aggressiva di fase iniziale, fase d’azione, fase d’arresto, fase refrattaria (rispettivamente minaccia, attacco, interruzione, assenza di aggressione)
– il morso non è più adattativo rispetto al contesto (nel gruppo o fuori dal gruppo).
Non esiste un “identikit” del cane “morsicatore”, ma una recente ricerca ha dimostrato che generalmente si tratta di un cane di taglia medio-grande, più frequentemente di sesso maschile (85% dei casi), di età compresa tra 1 e 8 anni di vita (70% dei casi).
Esiste un metodo retrospettivo per calcolare la pericolosità di un cane che ha aggredito e morso, in base ad alcuni parametri chiaramente identificabili tra cui il rapporto della massa tra cane e aggredito, il numero e l’entità dei morsi, la sua prevedibilità e altri parametri ancora…
Un modo significativo di prevenire le aggressioni è di educare le nuove generazioni a capire i cani, il loro comportamento e i loro bisogni, attraverso programmi scolastici. Educare i bambini può avere anche un effetto sui membri della famiglia ma anche per una crescita culturale della società stessa.
Vista l’importanza dell’argomento ho valorizzato nella mia formazione professionale una priorità all’educazione del bambino nella sua prima esperienza scolastica elaborando un progetto pilota di Zooantropologia Didattica nella Scuola d’Infanzia che ho sviluppato nei Comuni di Barzio e Ballabio, dove ho insegnato ai bambini anche le posizioni di sicurezza da assumere in caso di aggressione. Invito le scuole di ogni ordine e gradi di inserire questi progetti all’interno del curriculum formativo.
Perché sapere riconoscere una serie di segnali del cane permette al bambino, preventivamente, di evitare conflitti e questo bagaglio di informazioni è fondamentale quando in casa vi sono dei cani.
Per una maggiore e corretta diffusione della cultura cinofila e del possesso responsabile ho organizzato in molti comuni del lecchese vari convegni gratuiti dove ho insegnato ad interpretare il linguaggio del cane.
Il 14 agosto a Barzio ho organizzato il primo festival a 4 zampe della Valsassina “QUA LA ZAMPA” con la presenza contemporanea di centinaia di cani e di bambini e il tutto si è svolto in completa armonia e senza nessun problema, dove si è valorizzata la giusta cultura cinofila.
Per concludere è importante sottolineare che se ci sono dei problemi di aggressività nel proprio cane, bisogna impegnarsi subito per risolverli con l’aiuto di un professionista esperto e possibilmente sul nascere del problema in modo da evitare che diventino schemi di comportamento abituali e quindi ancora più difficili da risolvere. I comportamenti aggressivi patologici vanno affrontati sotto la guida di una Medico Veterinario Comportamentalista e con l’aiuto di un Educatore Cinofilo specializzato in risoluzione di problemi comportamentali che seguirà i proprietari nell’aspetto tecnico educativo e comportamentale della terapia.
Non bisogna mai sottovalutare la propria responsabilità etica, civile e penale.
Dr.ssa Daniela Cardillo
Educatrice comportamentale del cane