Dall’Ucraina a Cortenova: la storia di Yuliya, unica…come molte altre



A 25 anni dal disastro di Chernobyl  il ricordo di ciò che è successo quel 26 aprile 1986 è ancora forte nelle memorie di chi l’ha visto magari in televisione, ha letto sui giornali oppure è stato costretto a non mangiare determinati cibi per un periodo di tempo. Ma per chi abitava o ancora tutt’oggi abita a pochi chilometri dal luogo dell’incidente le cose sono andate in maniera sostanzialmente diversa.

Oggi le problematiche legate alle radiazioni si manifestano su chi le ha subite in prima persona ma anche nei figli di quella generazione; grazie ad associazioni come Les Cultures i figli di Chernobyl hanno la possibilità di venire in vacanza in Italia alcuni mesi all’anno. E qualcuno di loro arriva anche in Valsassina, come Yuliya Priadko che dal 2008 viene ospitata dalla sua nuova famiglia di Cortenova.

Yuliya abita a Covpita un paesino vicino alla cittadina di Chernigov in Ucraina a poco meno di 100 km da Chernobyl. Viene in Valsassina circa tre mesi all’anno tra giugno-luglio e dicembre, compirà dieci anni il prossimo dicembre e di fronte alla vitalità ed alla luce dei suoi occhi possiamo davvero pensare che la sua battaglia con il mostro nucleare l’abbia vinta senza compromessi.

Il legame con i suoi genitori valsassinesi è paplabile, un rapporto che in questi quattro anni non ha fatto altro che crescere e rafforzarsi tanto che ha portato anche una visita inversa: i due ragazzi cortenovesi hanno viaggiato sino Chernigov per conoscere la famiglia di Yuliya trovando una accoglienza davvero inaspettata.

Yuliya vive con i genitori, la nonna ed un fratello che studia fuori casa; una realtà diversa dalla nostra, una vita legata alla ruralità ed alla campagna che ricorda quella di qualche anno fa in Valle. Il padre lavora come guardia giurata mentre la madre fa un lavoro simile ai nostri veterinari; Yuliya ha assorbito appieno la passione per gli animali e, sia per piacere che per necessità, oltre alla scuola si occupa di alcune piccole faccende legate alla fattoria di casa.

Le abbiamo posto la classicissima domanda ti piace la Valsassina?  Lei si è detta entusiasta del luogo e di tutto ciò che le offre finendo la frase con un però – detto quasi sottovoce – "però non è casa" ha aggiunto. Il lago, la piscina, la pista ciclabile con i pattini, Gardaland, il mare, comodità e divertimenti che in Ucraina non ci sono non le fanno dimenticare neanche per un secondo la sua casa e a volte la nostalgia torna davvero a farsi sentire.

L’argomento Chernobyl, preso con le pinze, ha cancellato per un secondo il sorriso dal suo volto, nonostante tutto con fermezza ed incredibile lucidità ha detto di conoscere ciò che è successo, "lo so, ma non perchè me lo hanno insegnato a scuola, loro non ci vogliono raccontare niente, sono furbi, vogliono nasconderci, ma io so tutto!". Parole che a un quarto di secolo dal disastro, dette da una bambina di 10 anni, suonano davvero molto forti e significative.

Nei suoi viaggio Yuliya ci ha raccontato di portare regali per la sua famiglia italiana: l’immancabile matrioska, la vodka ma anche centrini ricamati a mano dalla Babuska – la nonna in russo – nonchè parecchi prodotti dalla sua fattoria. Nessun imbarazzo o timore nel suo parlare – anche abbastanza bene in italiano – una coscienza e maturità davvero lontana per certi versi da quella che possiamo vedere nei suoi coetanei italiani.

Ora Yuliya è tornata a casa a Covpita dalla sua famiglia, dai suoi coniglietti, dai suoi compagni di scuola nella sua realtà e vita di normale bimba ucraina di 10 anni, un lungo viaggio l’ha riportata alla normalità : sicuramente la gioia di rivedere tutto ciò non può che riempirle il cuore; chissà quanto parlare del suo soggiorno raccontando alla nonna – magari seduta a ricamare – delle meraviglie dell’Italia: una felicità vitale, rumorosa e contagiosa che ritornerà in Valle il prossimo mese di dicembre.

Difficile se non impossibile spiegare il legame creato tra lei ed i suoi genitori valsassinesi, un sentimento che va ben oltre all’aiuto dato, ma che riesce a toccare corde davvero profonde e nascoste. Gli occhi lucidi alla partenza di Yuliya per l’Ucraina non erano sicuramente solo quelli della piccola.
 

Nel video da Youtube, Chernobyl 25 anni dopo

 

 

 

 

 

 

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