”Sono autorizzato a passare sulla pista ciclabile”



Ieri, mercoledì, un lettore di Vn ci invia una mail con tanto di foto che racconta come lungo il Pioverna e in particolare sulla pista ciclabile succedono cose che fanno a pugni col rispetto della natura della nostra Valsassina. Le immagini sono inequivocabili, al punto che benché la targa del mezzo non fosse per nulla riconoscibile, chi stava al volante di quella jeep si è sentito in dovere d’inviarci una e-mail in cui afferma di essere autorizzato a passare sulla pista ciclabile, chiedendoci rettifica.

Il punto rimane che una pista ciclabile è luogo destinato al transito esclusivo di biciclette con la concessione del passaggio anche dei pedoni come per la nostra pista valsassinese. Tutto si può aspettare chi ci passa, tranne di trovarsi al cospetto di un veicolo a motore. Sarebbe come incontrare un fuoristrada di passaggio sui marciapiedi urbani (cosa che peraltro avviene nelle grandi città – ma resta una violazione, grave e pericolosa).

Il nostro lettore/fotografo era scandalizzato per il comportamento e crediamo ne avesse ben donde. Se il signore di Introbio ha davvero l’autorizzazione in questione, c’è da chiedersi quali cartelli avvisano le persone che, ignare, passano per la pista che quel tratto non è poi così tanto ciclabile, ma suvvia anche un po’ carrabile.

Questa promiscuità non sarà incivile, ma certamente molto pericolosa, soprattutto perché non "avvisata".

Ecco il testo in forma essenziale della rettifica richiesta dal conducente – attraverso un parente.







Ho rilevato con sorpresa la pubblicazione della foto della mia vettura in transito sulla pista ciclopedonale nel tratto di Introbio. L’immagine sarebbe indicativa, afferma il testo che l’accompagna, di una codizione di "inciviltà o menefreghismo" e di "stupidità" sulla cui realtà e consistenza a carico del conducente la vettura (cioè il sottoscritto)l’autore non ha dubbi. Dovrebbe averne qualcuno invece.
[…]

 Interrogativo: il "giornalista" indomito difensore della natura e fustigatore degli italici costumi, ha effettuato le dovute, elementari e necessarie verifiche che sempre dovrebbero essere legate al diritto/dovere di informazione  prima di pubblicare la notizia e la relativa immagine?

 Temo (anzi sono certo) di no. In tal caso avrebbe scoperto

 1) che il conducente della vettura è autorizzato al transito con veicolo a motore lungo la pista ciclabile in quanto proprietario di un terreno con cascina adiacente il tracciato ciclopedonale. In materia esiste un atto notarile producibile a richiesta.

 2) che per raggiungere detto terreno non esiste altra possibilità che percorrere la pista ciclabile a meno che non si voglia rischiare guadando il Pioverna in automobile.

 3) che il transito in autovettura si è reso necessario per improrogabili lavori di manutenzione e bonifica dell’abetaia posta nei pressi della costruzione dove alcuni alberi sono stati tagliati perchè costituivano pericolo grave per chi si trovasse a passare lungo la pista. Il "giornalista" non si è accorto dei 15 abeti abbattuti nel prato sottostante? Anche questa distrazione potrebbe essere scambiata per un "segno di stupidità".

 Se l’improvvido autore della accorata denuncia avesse impiegato parte del suo certamente prezioso tempo verificando fonte, natura e consistenza dell’accaduto avrebbe evitato, oltre ad una brutta "bufala", anche una brutta figura  e l’esplicita richiesta di sollecita pubblicazione integrale di queste brevi righe nell’esercizio del diritto di rettifica di cui intendo avvalermi ai sensi dell’Art. 42 della legge 5 agosto 1981 n. 416. 

Buon lavoro.
 

Segue la firma del guidatore. Che omettiamo, anche se la richiesta di rettifica si concludeva proprio con il nome del firmatario. Si propone dunque la domanda di cui sopra: come fa il signore ad essere "autorizzato", con tanto di "atto notarile"? E, in caso la risposta sia affermativa, come è possibile che una vettura circoli lungo un pista ciclopedonale (oltretutto la foto la documenta in un punto particolarmente pericoloso, prima di una curva dopo la quale termina, per chi proviene in senso contraio, una lunga discesa) senza che il suo passaggio sia in qualche modo preannunciato da cartelli o segnali di alcun genere?

Abbiamo chiesto un’opinione in merito ad un esperto di codice della strada, il quale è stato categorico, in materia: "Se anche esistesse un permesso (del quale dubito), allora la prassi prevede che ogni transito di veicoli autorizzati avvenga previa comunicazione e soprattutto chiusura – ad esempio per due ore – del tratto di pista interessato, onde evitare che pedoni, biciclette o altri mezzi quelli sì consentiti vengano a contatto con l’autoveicolo in questione. In ogni caso andrebbero sistemati nella zona apposite segnalazioni. Concludo sottolineando che in genere questi passaggi vengono autorizzati su ‘strade di servizio’, parallele o vicine alle piste ciclabili".

Oggi siamo tornati sul posto; abbiamo notato persone a passeggio, mamme con bambini nella carrozzina, ciclisti. Quasi tutti in direzione Introbio venendo da Pasturo, tutti ugualmente ignari del possibile sopraggiungere di automezzi da dietro la famosa curva. Un padre di famiglia ci ha detto "Guardi, di solito io e mia figlia in questo tratto andiamo abbastanza veloci, siamo in discesa e non potrei mai pensare di ritrovarmi una macchina davanti… Qualche volta capita di sfiorarsi con altri ciclisti, ma è una questione diversa, ovvio".
 

Valsassinanews sta cercando in queste ore altri particolari relativi alla vicenda. Vi terremo informati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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