Una scritta semplice e commovente è comparsa questa mattina sulle bacheche della Valle che annunciano ai valsassinesi i nomi dei deceduti: "Giacomo Artusi, astrofilo appassionato, geometra del cielo" per poi aggiungere: "ha raggiunto l’adorato figlio Bobo, per contemplare con lui quel cielo infinito che tanto ha amato in vita"

Giacomino, come veniva chiamato in paese, era una persona come uomo e come professionista, assolutamente esemplare, commenta Gianfranco Magni, compagno dell’Artusi in collegio nella gioventù. "Confermo le qualità soprattutto umane e professionali di Giacomino" commenta emozionato Magni.

Tanti in paese si ricordano di lui, uomo riservato, educato e gentile, Giacomino aveva dedicato molto del proprio tempo alla sua vera e propria passione: l’astronomia.

Osservazioni astronomiche, pubblicazioni in siti dedicati, libri e filmati documentano l’amore per il cielo e le stelle. Geometra di professione Giacomino era apprezzato per il suo lavoro rigoroso, ma la sua vita da qualche anno era rivolta verso l’alto, soprattutto verso il sole, che come commenta Paolo Cagnotto "osservava sempre e prendeva appunti; era un patito del sole…"

Addirittura, l’astrofisica Margherita Hack aveva pubblicato un suo articolo qualche tempo fa, una scoperta su alcune specifiche del sole, quel sole che, forse per omaggiarlo si era nascosto dietro la luna qualche giorno fa, in un’eclisse che la Valsassina non ha potuto vedere per colpa delle nuvole. Uno spettacolo celestiale che anche Giacomino avrebbe voluto apprezzare ma cosi non è stato.

Artusi lascia la moglie Graziella, la figlia Ancilla con Nico e il piccolo Elvis; qualche anno fa aveva perso in circostanze drammatiche il figlio maschio. I funerali si terranno ad Introbio, sabato 8 dicembre alle 14.30 partendo dall’abitazione in Via Coldirone 4 per la parrocchiale.
 

L’imponente gruppo di macchie comparso a ottobre del 2004, disegnato magistralmente il giorno 28 da Giacomo Artusi, un astrofilo che da molti anni segue giornalmente l’attività della nostra stella con un telescopio rifrattore di 15 cm f/10, realizzando disegni di tutte le macchie che compaiono sul disco. Mentre era all’oculare, attorno alle 11h TU, l’autore ha potuto osservare in luce bianca tre brevi ma nette eruzioni, durate pochi minuti ciascuna, prodottesi in sequenza nei tre punti contrassegnati da un cerchietto giallo.