DOMENICA CULTURALE/D. REGAZZONI, DA CORTENOVA L’ARTE NEL MONDO



La mostra, curata da Stefano Crespi, propone oltre 40 dipinti, prevalentemente acquarelli realizzati dall’artista, tra il 1980 ed il 1990. Stefano Crespi commenta: “Nell’insieme delle carte riconosciamo le apparenze dei pescatori, dei pescatori alle reti; figure di ragazze in barca, di ragazzi nella baia; la spiaggia e il cielo; la Baia del Silenzio e le ultime luci d’inverno; le vedute dal Convento dei Cappuccini e il promontorio dei Castelli e la chiesa di Sestri con il campanile. Tutto è come un grande alfabeto dove le evidenze, le immagini, i paesaggi, le porzioni del visibile sono segni, percezioni, “scrittura”: il sentimento amoroso e ossessivo della vita che trascorre, sono pagine intime, segrete tra una sorta di esilio e il sentimento della vita.”

I dipinti di Sestri possono essere considerati alla stregua di un appunto biografico in cui s’intravede un chiaro invito alla contemplazione, all’apprezzamento attento di circostanze minime, riservate e personali. Non è quindi impossibile che i visitatori più attenti, già frequentatori dei luoghi, siano in grado di riconoscere i tratti somatici di alcuni dei personaggi che frequentavano negli anni ’80 l’area del porticciolo.

“Se i pescatori alle reti sembrano immersi in un gesto senza parola, senza fine – scrive ancora Crespi – le figure delle ragazze in barca, dei ragazzi sulla baia suggeriscono quel senso trepido ed indicibile che è la giovinezza” mentre “ i cieli e la spiaggia rivelano uno struggimento misto a una sorta di malinconia….”

Domenica Regazzoni, da anni impegnata in un intimo dialogo tra poesia, musica, pittura e scultura, nel suo percorso artistico ha dimostrato, come ha sottolineato Gillo Dorfles “di essere in grado di dar vita a raffinati collages polimaterici” ed al tempo stesso “ a minute opere ispirate alla poesia giapponese o a lavori più complessi in grado di far confluire l’arte dei suoni con quelle delle forme e i colori”.

Il visitatore sarà accompagnato nella sua visita dalle suggestive immagini di Sestri Levante realizzate nel 1996 dal cineasta Giuseppe Baresi, con musiche composte da Cesare Regazzoni, fratello dell’artista.

La mostra, realizzata con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Sestri Levante, rimarrà aperta al pubblico dall’8 dicembre 2010 all’8 gennaio 2011, con ingresso gratuito, nei seguenti orari: da lunedì a venerdì 9/12, 15/19, sabato domenica e festivi 10/12, 16/19.

Il catalogo della mostra sarà disponibile nelle librerie sestresi a partire dalla data di inaugurazione.

Luogo: Sala A. Valerio Riccio, Palazzo Comunale di Sestri Levante – p.zza Matteotti 3
Apertura al pubblico: mercoledì 08 Dicembre
Durata: 08 dicembre – 08 gennaio 2011
Orari: dal lunedì al venerdì 9/12, 15/19 – sabato, domenica e festivi 10/12, 16/19
Tel: 039 321770 – fax 039 2301879

COMMENTO CRITICO
Ultime luci: Sestri 1980-1990
Una sequenza di dipinti di Domenica Regazzoni (tra il 1980 e il 1990) ispirati a Sestri Levante viene a costituire l’esposizione nella città ligure. In qualche misura con una sorpresa, una suggestione forse più oggi che non ieri. Sono pagine intime, segrete tra una sorta di esilio e il sentimento della vita.
In un catalogo (ed. Skira) Gillo Dorfles ha scritto una testimonianza per Domenica Regazzoni. Ora nella riflessione sulla contemporaneità amo citare il titolo di un libro di Gillo Dorfles: L’intervallo perduto. Nella comunicazione mediatica, globale, desimbolizzata l’intervallo perduto è la pausa silenziosa, l’atto spazio-temporale, l’immagine non esonerata dai sensi.
In queste immagini della mostra, tra la spiaggia e il mare, la terra e il cielo, il «qui» e «l’altrove» ritroviamo l’intervallo perduto: la visione, i colori, le intermittenze, le musiche del silenzio. Immagini che oggi appaiono come un tempo ritrovato.
Apparentemente Sestri è un «luogo» tra il quotidiano e l’orizzonte. In questa pittura Sestri diventa un luogo emblematico.
Nell’insieme delle carte riconosciamo le apparenze dei pescatori, dei pescatori alle reti; figure di ragazze in barca, di ragazzi sulla baia; la spiaggia e il cielo; la Baia del silenzio e le ultime luci d’inverno; le vedute dal Convento dei Cappuccini e il promontorio dei castelli e la Chiesa di Sestri con il campanile.
Ma tutto è come un grande alfabeto dove le evidenze, le immagini, i paesaggi, le porzioni del visibile sono segni, percezioni, «scrittura»: il sentimento amoroso e ossessivo della vita che trascorre.

I pescatori alle reti sembrano immersi in un gesto senza parola, senza fine. Le figure delle ragazze in barca, dei ragazzi sulla baia suggeriscono quel senso trepido e indicibile che è la giovinezza. I cieli e la spiaggia da una parte rivelano uno struggimento, e dall’altro una sorta di malinconia come nelle ore uguali alle ore.
I dipinti di Sestri possono essere considerati come un ciclo tematico (e in parte biografico). Bisogna tuttavia tener presente che la pittura nell’arco di quel periodo e degli anni immediatamente successivi presenta in qualche modo una propria riconoscibilità.

Valga un’osservazione di carattere generale. Nelle esperienze artistiche, poetiche, si coniugano variamente, a volte specularmente, un codice paterno e un codice materno. Domenica Regazzoni ha realizzato mostre in anni recenti di scultura in ricordo del padre (significativa figura di liutaio) con opere ispirate all’arte della liuteria. Il codice materno, si potrebbe dire, è di più l’inconscio, l’emozione, la musica cromatica.

Esempio di pittura è un bel catalogo per le edizioni d’arte Giorgio Ghelfi di Verona. Figurano qui dipinti dedicati al corpo, al nudo femminile. Sono nudi e figure femminili con un’aura tra magia, caducità e indefinibile mistero. C’è una vibrazione dell’eros anche nella coscienza dei colori che arrivano a volte alla frontiera del bianco nell’assenza, nel tempo ineluttabile. La vita dell’io può coniugarsi con l’immaginazione stessa di questi dipinti di Sestri nella nudità, nelle luci, nello stremo dell’espressione.

Nella dimensione della pittura, un altro riferimento stimolante è la preziosa edizione del 1992, Canto segreto, poesie di Antonia Pozzi – dipinti di Domenica Regazzoni (All’insegna del pesce d’oro di Vanni Scheiwiller). Per una relazione di inquietudine di «vita sognata» tra poesia e pittura si può richiamare la poesia Amore di lontananza. Davanti alla finestra, Antonia fissa l’orizzonte, socchiude gli occhi: «a me pareva il mare/e mi piaceva più del mare vero».
La sorpresa e la scelta di questa mostra, con il contributo di Alain Toubas (una sorta di tempo ritrovato, è stato detto) porta con sé temi della riflessione contemporanea: il silenzio, lo sguardo, la metafora dell’inverno. Dal silenzio, rispetto all’horror pleni dei linguaggi, risalgono queste immagini nel senso più nascosto di abbandono.
Immagini che non hanno un connotato empirico, naturalistico, ma si riconducono alla categoria dello «sguardo» (non del «vedere»). I colori rispondono a una sintassi interna: a volte sono trepidi, soffusi, a volte si accendono in bagliori nordici.

Ultime luci d’inverno è il titolo di un dipinto. Il paesaggio invernale viene a coincidere con la fine del tempo, il confine della lingua tra illusione e congedo.
Ogni mostra, si sa, ha una sua unicità. Qui è proprio l’occasione di Sestri (dove hanno preso ispirazione i dipinti e dove avviene la mostra). La Liguria è una regione poetica nell’archetipo non abdicante delle sue parole (da Montale, a Sbarbaro, a Barile, a Giovanni Descalzo di Sestri).
Come pensiero finale vorrei richiamare la figura indimenticabile di Carlo Bo. Una fotografia lo ritrae nella sua casa di Sestri Levante. È una figura signorile: nello studio, in poltrona, il libro tra le mani, davanti all’orizzonte di una finestra. Il tempo della vita scorre con il tempo della lettura. Questa mostra di Domenica Regazzoni è lo specchio seducente del tempo incantato e imperituro.

Stefano Crespi
(settembre 2010)

 

NOTE BIOGRAFICHE

Inizia a dipingere nei primi anni settanta frequentando i corsi serali all’Accademia di Brera. A poco a poco abbandona la pittura figurativa per passare a un’impostazione più astratta e informale.
Dai primi anni novanta la sua opera è volta a cercare un punto d’incontro tra pittura, scultura, musica e poesia, alla ricerca delle intime affinità che legano colore e materia, suono e parola. Nel 1992, a cura di Giorgio Seveso, illustra per la collana “All’insegna del pesce d’oro” di Vanni Scheiwiller "
Canto segreto", una raccolta di poesie di Antonia Pozzi.

Ispirandosi alle più poetiche canzoni di Mogol e di Lucio Dalla nascono le mostre “Colore Incanto” (catalogo a cura di Paola Gribaudo, Torino) e “Regazzoni&Dalla” (catalogo Galleria Blu, Milano).
Vengono realizzate esposizioni personali a Tokyo (Ginza Center Point Gallery, 1997) e in spazi pubblici di numerose città italiane, tra le quali Bergamo (Centro Culturale San Bartolomeo, 1996), Milano (Fondazione Stelline, 1998), Roma (Complesso del Vittoriano, 2000) e Bologna (ex chiesa di San Mattia, 2001).

Nel 2000 pubblica una monografia ispirata alla poesia Haiku, edita da Viennepierre. Nello stesso anno, in seguito alla scomparsa del padre Dante Regazzoni, grande liutaio lombardo, nasce l’esigenza di realizzare la mostra “Dal Legno al Suono” (catalogo Skira, Milano, a cura di Gillo Dorfles, 2003) ispirata all’arte della liuteria. L’esposizione, di volta in volta arricchita da nuovi lavori, viene presentata a Firenze (Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, 2003), Milano (Teatro dal Verme, 2004), Lecco (Museo Civico di Villa Manzoni, 2005), Roma (Auditorium Parco della Musica, 2006).

Le esposizioni ispirate alla liuteria proseguono nel 2006 con “Lo spartito del sogno” alla Compagnia del Disegno di Milano, a cura di Domenico Montalto. La mostra viene riproposta in una nuova versione nel 2008 all’Università Bocconi ed alla Miyawaki Galerie di Kyoto con il titolo"From wood to sound". Nell’ottobre dello stesso anno inaugura al Museo Internazionale e biblioteca della musica di Bologna la mostra "Scolpire la musica" (catalogo Skira a cura di Martina Corgnati).

Nel 2009 una sua opera in bronzo "The Giant Violin" è stata collocata nella piazza dell’Università di Bucarest.

 

 

 

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