Pasturo saluta don Cesare



L’appuntamento, molto sentito, è per le 20 nella chiesa parrocchiale del paese.. Saranno presenti tutti i sacerdoti del Decanato e con ogni probabilità moltissima gente. Pubblichiamo un’intervista a don Cesare proposta originariamente sul periodico locale "il Grinzone" nel 2009 (per questo motivo si parla di 27 anni di presenza, dato dunque da aggiornare).







A BAIEDO DA VENTISETTE ANNI …

 

Quest’anno don Cesare festeggia il sessantesimo di sacerdozio.

Ma i pasturesi conoscono don Cesare? perché non parlare direttamente con lui… Gli chiedo un’intervista; accetta e concordiamo la data.

Mi accoglie nella sua casa di Baiedo; il caffè – la moka è già pronta – può aspettare …

 

Partiamo dai dati “anagrafici”. Cesare Lauri nasce …

a Gorgonzola il 12 aprile 1923. La mia era una famiglia povera ma molto religiosa e per quanto possibile generosa ed altruista. Mia mamma era stata 11 anni in Brasile a lavorare in una “fazenda” dove coltivavano il caffè. Erano 14 tra fratelli  e sorelle; quando era morta la loro mamma il papà aveva deciso di tornare in Italia. Io sono l’ultimo di tre figli: Franco, il fratello maggiore, Anna, la sorella e poi sono nato io. Posso dire che, per quanto mi ricordo, fin da piccolo desideravo farmi prete anche se non sono entrato subito in Seminario. Dopo le elementari al mio paese, dovevo aiutare la mia famiglia ed ho iniziato a lavorare facendo un po’ di tutto: sarto, parrucchiere, e poi in uno stabilimento di biciclette a Milano. Ho frequentato un anno anche la scuola di agraria. Nello stesso tempo collaboravo col prete dell’Oratorio , don Egidio Bonfanti.

 

E il seminario ?

L’avevo sempre in mente e a 16 anni sono andato dai Salesiani ad Avigliana (Torino) e dopo un anno sono entrato nel Seminario di S. Pietro a Seveso dove ho frequentato la seconda e la terza media. A Venegono ho fatto la quarta ginnasio e, per recuperare, nell’estate mi sono preparato per dare gli esami di quinta (al Liceo Cairoli di Varese); così l’anno dopo ero già al liceo prima a Venegono e poi al Collegio Volta di Lecco come prefetto. Qui ho conosciuto, come insegnante di greco, il pasturese don Giovanni Ticozzi. Dopo la maturità, conseguita sempre a Varese, i quattro anni di teologia: sono stato anche assegnato, il secondo ed il terzo anno, al Seminario di Seveso come Prefetto: fra i seminaristi da me seguiti c’era anche Dionigi Tettamanzi, l’attuale Arcivescovo di Milano…

 

Finalmente prete …

Sono stato ordinato sacerdote l’11 giugno del 1949 dal Card. Schuster ed il giorno dopo ho celebrato la prima Messa al mio paese. La mia prima “destinazione” era il collegio di Porlezza ma non ci sono mai andato. Infatti, come ho saputo dopo, l’insistenza del parroco di Robbiate, sostenuto dal Sindaco, con l’Arcivescovo, aveva ottenuto l’assegnazione di un coadiutore e così in agosto ho iniziato la mia attività pastorale all’Oratorio di Robbiate. E’ stato quello per me un periodo stupendo, ci ho messo l’anima; avevo un bel rapporto col parroco, mi piaceva molto stare coi ragazzi con cui si organizzavano molte iniziative. D’estate si facevano delle belle gite, ma non come adesso coi pulman, si andava a piedi fino a Caravaggio, a Bergamo, a S. Gerolamo di Vercurago …

 

Cosa ricordi in particolare di quel periodo ?

A Robbiate sono stato ben 24 anni: in quel periodo ho visto ben cinque dei miei ragazzi dell’Oratorio diventare preti; uno è don Marcellino Brivio, fratello del Presidente della Provincia Virginio. Anche diverse ragazze hanno abbracciato la vita religiosa: otto sono entrate nell’Istituto “Immacolata” di Genova. Anche questo era un segno che la vita dell’Oratorio coinvolgeva veramente i giovani.

 

Quando sei diventato Parroco ?

Nel 1973 sono stato nominato Parroco di Acquate a Lecco, dove mi sono fermato nove anni. Ho trovato anche un bravo coadiutore, con cui andavo molto d’accordo, che mi ha certamente facilitato il compito. La Parrocchia era vivace, con diverse iniziative valide e positive; anche l’oratorio funzionava bene. C’erano diverse località dove la domenica, a turno, ci si recava per la celebrazione della Messa: Piani d’Erna, Malnago, Falghera e, d’estate, anche Versasio. Anche ad Acquate ho avuto la fortuna di vedere ben cinque giovani diventare preti; uno è stato don Fabrizio Crotta che alcuni anni fa, prete novello, è venuto a Pasturo per l’oratorio estivo. Così pure ci sono state alcune suore. Ricordo che cercavo di riservare un’attenzione particolare per gli ammalati, che hanno sempre bisogno di qualcuno che li ascolti e che doni loro un po’ del proprio tempo.

 

Come si è chiusa l’esperienza pastorale ad Acquate ?

Per motivi di salute, dovendo andare sovente in Ospedale, ho chiesto di poter lasciare la Parrocchia. Era l’anno 1982.

 

E’ così che sei arrivato a Pasturo, o meglio a Baiedo …

Per la verità da parte della Curia mi era stato assegnato un appartamento a Saronno ma era troopo distante da Robbiate, dove aveva la propria famiglia anche la mia “collaboratrice” Luigia. Ho cominciato allora a cercare qualche altro paese e tramite una conoscenza di Ballabio sono arrivato in Valsassina. Infatti don Tullio, cui era stato chiesto, aveva contattato il signor Arrigoni Antonio (Tonèla) che si è dichiarato disposto ad affittarmi un appartamento nella sua casa di Baiedo.

 

Come ricordi l’impatto con Pasturo ?

Ho incontrato per primo don Tullio che mi aveva dato appuntamento per le 4 del pomeriggio. Quando sono arrivato, erano le 15.30, ho suonato il campanello, sentendomi subito rispondere “Eravamo d’accordo alle quattro !” Con don Tullio poi, una volta chiariti gli impegni reciproci, c’è sempre stata collaborazione  e dialogo; così pure con don Gaudenzio. Devo dire che anche con don Leone i rapporti sono sempre stati corretti. Con la gente del paese ho sempre mantenuto un rapporto positivo e cordiale; io cerco di non interferire per cui mi trovo bene con tutti. Appena arrivato a Baiedo, subito dopo il Tonèla, che ricordo come “uomo saggio”, ho incontrato la Natalina e sua figlia Agnese, che allora abitavano nella casa del Comune vicino alla Chiesa (erano le “guardiane” della chiesa …). Ricordo che sono venute a salutarmi, dichiarandosi disponibili ad aiutare se ce ne fosse stato bisogno.

 

Sono ormai 27 anni che sei a Baiedo; è il posto dove ti sei fermato più a lungo. Hai notato particolari cambiamenti in questi anni ?

Penso che anche qui, come dappertutto, i cambiamenti hanno riguardato le famiglie, che vivono più difficoltà e minor coesione; ed anche i giovani, si fa più fatica trovarne di veramente impegnati. Per il resto la vita è abbastanza tranquilla.

 

Un’ultima domanda: in questi anni hai avuto anche diversi “problemi”: un incidente nel 1985 con fratture multiple, tre interventi chirurgici alle anche, protesizzazione al ginocchio … Da dove ti arriva questa particolare capacità di reazione e di “ripartenza” ?

La forza mi arriva dalla fede ed anche dalla volontà di reagire positivamente. Sono convinto che la forza di volontà aiuta anche il fisico a riprendersi più rapidamente. Per questo cerco sempre di non lasciarmi andare…

 

L’intervista è finita. Don Cesare mi offre il caffè, che aspettava, e mi mostra un diario, o meglio una serie di diari dove lui ogni giorno annota i fatti che lo coinvolgono: una bella testimonianza di episodi e di commenti.

C’è anche un altro “quaderno” che mi mostra, parlandomi della sua abitazione come della “Casa dell’Ospitalità”: diverse persone, anche alcuni pasturesi, sono passati da quella casa, hanno sottoscritto il registro degli ospiti, qualcuno ha anche lasciato un proprio commento. Ogni settimana si trovano nella casa di don Cesare anche alcuni preti della valle, soprattutto quelli “giovani”, anche perché l’esperienza come coadiutore all’Oratorio di Robbiate non è del tutto dimenticata …

 

 

 

 

 

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