Il Master è organizzato dal Politecnico di Milano con il supporto di IREALP (Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine, ente strumentale dalla Regionale Lombardia) e dell’Istituto ADEU-Advocacy Europe di Bruxelles (specializzato nella formazione sulle istituzioni e politiche comunitarie).
Dopo un’introduzione sul funzionamento delle istituzioni comunitarie e sulle principali politiche dell’Unione Europea, sono stati approfonditi i vari strumenti messi a disposizione per finanziare progetti che promuovano tali politiche, e le tecniche di progettazione.
Come già evidenziato in un articolo precedente, a livello comunitario non esiste ancora una politica specifica per le aree montane, a differenza di quanto avvenga per le regioni marittime. Esistono tuttavia strumenti utili allo sviluppo della montagna sia all’interno della politica di coesione per lo sviluppo regionale, sia all’interno di altre politiche settoriali.
La prima politica comunitaria a prendere in considerazione le problematiche delle aree montane fu la Politica Agricola Comune (PAC), che introdusse delle indennità compensative per gli agricoltori che operano in zone svantaggiate. La PAC è una politica comunitaria che viene declinata negli stati membri tramite una strategia nazionale ed appositi Piani di Sviluppo Rurale (PSR), definiti a livello regionale. Tale politica si basa su due pilastri: il primo riguarda gli aiuti diretti al reddito degli agricoltori (es. indennità compensative per zone svantaggiate), mentre il secondo è costituito dal piano di sviluppo rurale declinato in varie misure che spaziano dalla ristrutturazione delle aziende agricole alla diversificazione verso attività non agricole (es. agriturismo).
Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, nella programmazione 2007-2013 la PAC prevede tre assi di intervento, ovvero tre obiettivi da raggiungere: il miglioramento della competitività del sistema agricolo e forestale, il miglioramento delle condizioni ambientali e il miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali, anche tramite diversificazione delle attività economiche. Per raggiungere tali obiettivi definisce 41 tipi di intervento (misure) che possono essere utilizzate nei PSR delle singole regioni a seconda delle priorità individuate. Alcune di queste misure sono specifiche per le aree montane, che comunque vedono tutelata la propria specificità con percentuali di cofinanziamento UE maggiore rispetto alle zone di pianura. A titolo di esempio, si riportano due bandi della Regione Lombardia in scadenza in questi giorni.
• Misura 321 (Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale): questa misura intende sviluppare sistemi innovativi di offerta di servizi (sociali, didattici, professionali,…), incoraggiare la diffusione del lavoro autonomo e favorire iniziative integrate di diversificazione e di valorizzazione del patrimonio locale.
• Misura 313 (Incentivazione attività turistiche): questa misura intende incentivare la dotazione infrastrutturale su piccola scala di tipo ricreazionale-ricettivo dei territori rurali e sviluppare la capacità promozionale dell’offerta turistica sostenibile, valorizzando le risorse naturalistiche ed agricole ed il patrimonio locale.
Un’altra politica con notevole impatto sui territori montani è la politica di coesione, ovvero quella politica dell’Unione Europea che ha come fine lo sviluppo armonico ed equilibrato all’interno dell’Unione favorendo la crescita delle regioni e stati meno sviluppati (obiettivo convergenza) , rafforzando la competitività e l’occupazione (obiettivo competitività regionale e occupazione) e favorendo la cooperazione territoriale (obiettivo cooperazione territoriale europea).
Tali obiettivi vengono perseguiti mediante il finanziamento di progetti di sviluppo per mezzo di due fondi (fondi strutturali), il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) che finanzia infrastrutture e progetti di sviluppo locale prevalentemente negli ambiti della ricerca, innovazione, tutela dell’ambiente e prevenzione dei rischi, e il fondo sociale europeo (FSE) che finanzia progetti che migliorino l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, l’accesso e la partecipazione al mondo del lavoro e l’inclusione sociale delle categorie più svantaggiate. La gestione di questi fondi, detti a gestione indiretta, implica una ripartizione delle competenze tra Commissione Europea e stati membri, in quanto la Commissione è responsabile del quadro normativo comune, mentre spetta agli stati membri la declinazione di tale quadro in Quadri Strategici Nazionali (QSN) dai quali le Regioni devono derivare i propri piani operativi (Piani Operativi Regionali – POR). Sempre alle Regione spetta il compito di selezionare e controllare i singoli progetti che ricevono i finanziamenti, motivo per il quale molto spesso questi finanziamenti vengono percepiti come regionali e non di emanazione europea.
Per quanto riguarda il terzo obiettivo (cooperazione territoriale europea), esiste un programma di finanziamento dedicato alle zone montane (Alpine Space) che prevede interventi nelle tre aree tematiche Competitività e attrattività dello Spazio alpino, Accessibilità e connettività e Ambiente e prevenzione dei rischi. Essendo un programma di cooperazione internazionale, per i progetti è richiesto un partenariato internazionale tra soggetti appartenenti a regioni degli stati attraversati dall’arco alpino (Italia, Austria, Francia, Germania, Slovenia, Svizzera e Liechtenstein). E’ interessante notare come ai programmi di cooperazione internazionale siano ammessi anche paesi che non sono membri UE (in questo caso Svizzera e Liechtenstein), i quali possono partecipare ai progetti finanziandosi con fondi propri.
Alcuni esempi di opere realizzate tramite il cofinanziamento del fondo FESR sono la rete wireless in Valsassina la cui realizzazione fu assegnata a Linkem, la pista ciclabile, la strada di collegamento tra Valsassina e Val Imagna, ma verrà anche cofinanziato il progetto di rilancio dei comprensori sciistici minori (Piani di Bobbio, Artavaggio).
Per quanto riguarda i fondi strutturali è doveroso segnalare come l’Italia riesca ad utilizzare meno del 90% delle risorse assegnatele, ovvero decine di miliardi di euro rimangono inutilizzati con grave danno al complesso infrastrutturale ed al sistema economico, soprattutto in un momento di crisi economica. Le principali ragioni di questo mancato utilizzo risiedono nella carenza d’informazione sulle opportunità di finanziamento, nell’incapacità progettuale da parte dei soggetti che potrebbero beneficiarne, ma anche nel mancato rispetto dei termini per la presentazione delle proposte progettuali, che determina il respingimento di molte richieste.
Un’ulteriore politica comunitaria di sicuro interesse per la montagna è la politica ambientale, che interviene sia tramite il fondi strutturali (finanziando progetti di tutela dell’ambiente e prevenzione dei rischi), sia tramite il fondo LIFE+ . Questo fondo prevede tre assi di intervento: natura e biodiversità (progetti rivolti alla conservazione di specie e habitat e alla definizione di misure atte a preservare la biodiversità), politica ambientale e governance (progetti di innovazione di processo inerenti ad aree tematiche quali aria, acqua, suolo, risorse naturali, cambiamento climatico, ..), informazione e comunicazione (progetti di divulgazione della legislazione ambientale, di sensibilizzazione per la prevenzione degli incendi, …). A differenza dei fondi a gestione indiretta, questo fondo viene gestito direttamente dalla Commissione Europea, ovvero i progetti da finanziare vengono selezionati e controllati dalla Commissione, anche se una prima selezione viene effettuata dal Ministero dell’Ambiente italiano.
Da questa parziale panoramica sulle principali politiche comunitarie di rilevanza per le zone montane emerge come vi siano tuttora notevoli opportunità di finanziamento per sostenere lo sviluppo di queste zone. Per poterle sfruttare è innanzitutto necessario avere buone proposte progettuali che siano innovative ed in linea con le politiche che la Commissione Europea vuole promuovere, riuscire a catalizzare l’interesse di diversi soggetti, sia pubblici che privati, che siano in grado di mettere a disposizione le risorse necessarie (sia finanziarie, in quanto i fondi comunitari finanziano solo in parte i progetti, ma soprattutto conoscitive, relazionali e politiche) e affidarsi a esperti in progettazione che sappiano individuare il programma di finanziamento più appropriato e tradurre l’idea progettuale in un progetto.
Ing. Flavio Piolini
LINK UTILI
• Guida pratica alle opportunità di finanziamento dell’UE (http://cordis.europa.eu/eu-funding-guide/home_it.html)
• Agricoltura e sviluppo rurale (http://ec.europa.eu/agriculture/index_it.htm)
• Ambiente (http://ec.europa.eu/environment/index_it.htm)
• Programma LIFE+ (http://europa.eu/legislation_summaries/agriculture/environment/l28021_it.htm)
• Programma Spazio Alpino (http://www.alpine-space.org/index.php?id=12&L=3)
• Programmazione comunitaria su sito di Regione Lombardia http://www.regione.lombardia.it/cs/Satellite?childpagename=ProgrammazioneComunitaria%2FPROCOMLayout&c=Page&pagename=PROCOMWrapper&cid=1213294569099)