Giorgio Moneta e i ritagli di giornale



Giorgio Moneta si occupava di rassegne stampa all’Atm, l’azienda di trasporti di Milano, ai tempi in cui non c’era il ‘taglia e incolla‘ del computer, né ricerche con parole chiave. I suoi arnesi erano tempo, forbici vere e colla,  tanta pazienza a leggere giornali su giornali per scandagliare articoli che potevano essere d’interesse per i vertici dell’azienda. All’ATM lo si ricorda serio e meticoloso nel lavoro e contemporaneamente brioso.

Viveva in un ambiente – quello della segreteria di presidenza – prevalentemente femminile, nel quale era perfettamente inserito grazie al suo carattere estroverso, "da milanese di vecchia data" ricorda la signora Gaetano e nel quale si riconosceva immediatamente anche per la sua costante eleganza.

Era, la sua, una generazione capace di grandi legami anche sul lavoro, in cui la serenità riusciva a illuminare gli uffici di un clima che andava oltre alla colleganza.
Andare fuori a mangiare la pizza, il ricordarsi dei compleanni dei figli, il raccontare lo scorrere delle vicende della propria famiglia faceva parte di questo modo di essere e sentirsi gruppo.
Una marcia di dimensione umana che le nuove leve sembrano far fatica ad inserire, mentre Giorgio Moneta era uno "spirito folletto" ci ha detto un’altra sua collega, uno che con la propria energia animava l’ambiente, unendo una esuberanza che metteva allegria e ogni tanto andava arginata.

Il brio e il suo essere in movimento avevano suggerito anche il regalo dei colleghi. L’ultimo giorno di lavoro prima della pensione Moneta aveva ricevuto una bicicletta.

"Non poteva essere altro, per l’attivo Giorgio", commenta con nostalgia Michela Ravera, allora giovane impiegata di direzione.
 

 

 

 

 

 

 

 

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