Il percorso formativo è incentrato sullo sviluppo di capacità progettuali degli allievi. In tal modo il master si propone di fornire gli strumenti metodologici ed operativi richiesti agli esperti in progettazione di interventi e politiche di sviluppo in aree montane, con uno specifico approfondimento sulle politiche dell’Unione Europea finalizzate allo sviluppo della montagna.
Le lezioni proseguiranno a Chiuro fino a marzo per poi spostarsi per un mese a Bruxelles dove si svolgerà il modulo sulla progettazione europea. La prima lezione, tenuta dal Prof. Giancarlo Vecchi del Politecnico di Milano, responsabile del Master, e Francesco Puma, direttore dell’Autorità di bacino del fiume Po (www.adbpo.it), è stata dedicata al tema del rapporto tra fiumi, montagna e comunità locali.
Il tema portante è comunque quello dell’enfasi sul progetto come parte di una politica pubblica, un intervento – cioè – che si inserisce in contesti di comunità locali ma che nello stesso tempo può coinvolgere reti di soggetti anche di livello internazionale. Sarà questo uno dei temi fondamentali del Master: le relazioni tra progetto locale (inserito in uno specifico contesto) e reti di partner internazionali.
Ogni intervento di politica pubblica, infatti, nasce dall’individuazione di bisogni collettivi molto localizzati e dalla precisa definizione dei problemi alla base di tali bisogni. Non sempre i bisogni espressi dalle diverse istanze della collettività rendono espliciti i problemi alla base di tali richieste, ed è pertanto fondamentale definire con precisione tali problemi. L’attività di definizione del problema richiede notevoli capacità tecniche e creatività, ed è alla base della successiva fase di pianificazione.
Nell’attuale società pluralista nella quale il potere è fortemente diffuso, anche se non in modo uniforme, tra diversi soggetti istituzionali e non, spesso in conflitto tra loro, ogni intervento di politica pubblica deve necessariamente fondarsi sul consenso da parte dei diversi soggetti interessati. Oggigiorno non è infatti più possibile, se si desidera avere un’alta probabilità di successo, portare avanti degli interventi senza la collaborazione di diversi soggetti, sia pubblici che privati, in quanto le risorse necessarie per attuare progetti complessi non sono quasi mai detenute da un unico soggetto. La costruzione del consenso è pertanto parte integrante del processo di pianificazione e permette di far convergere verso un obiettivo comune soggetti eterogenei con visioni ed interessi differenti, a volte contrastanti. Il bravo pianificatore saprà trovare il punto ottimale di equilibrio data la complessità del contesto e gli strumenti a disposizione, coinvolgendo nell’attività di pianificazione esperti di varie discipline e mantenendo come obiettivo quello della sostenibilità dell’intervento sotto i diversi aspetti, principalmente quello economico, sociale ed ambientale.
Ad esemplificazione di quanto teorizzato è stato presentata l’attività dell’Autorità di bacino del fiume Po, organismo costituito da Stato (rappresentato da quattro ministeri, dal Dipartimento della Protezione Civile e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), da otto Regioni e dalla Provincia autonoma di Trento, operante, in conformità agli obiettivi della legge, a salvaguardia del suolo, del sottosuolo e delle acque del bacino idrografico del Po. L’Autorità si presenta come luogo d’intesa unitaria e di concertazione delle scelte di pianificazione, e sinergia operativa, tra tutti gli agenti istituzionali interessati alla difesa e allo sviluppo delle risorse dell’ambiente e, avvalendosi di diversi strumenti conoscitivi, normativi e tecnico-operativi, dispone gli interventi che risultano vincolanti per le amministrazioni, gli enti pubblici e per i soggetti privati. Uno di tali strumenti è il Piano di manutenzione del territorio per il quale è indispensabile il coinvolgimento degli enti locali (principalmente le Comunità Montane) nella definizione dei criteri di ricognizione, controllo e manutenzione del territorio.
L’approccio metodologico che vede la costruzione del consenso come parte integrante e fondamentale del processo di pianificazione è sicuramente interessante anche in progetti non propriamente di politica pubblica, ma che riguardino comunque l’utilizzo di beni della collettività.
Viene ad esempio spontaneo chiedersi se nel progetto dell’acquedotto "Acqua Alta" che la Norda vorrebbe realizzare in Val Biandino vi sia stato un confronto e una condivisione tra i diversi soggetti coinvolti anche se, almeno a giudicare dalle polemiche sorte negli ultimi mesi, sembrerebbe che, qualora vi sia stato, sia stato alquanto parziale.
dott. Flavio Piolini
————————————————————————————-
LINK UTILI:
IREALP www.irealp.it
Fondazione ADEU-Advocacy Europe Bruxelles www.adeu.be
Autorità di bacino del fiume Po www.adbpo.it
————————————————————————————-