Dal 2008 l’argomento crisi economica domina i mezzi d’informazione e occupa le nostre menti, insieme a tutto ciò che porta con sé: povertà, disuguaglianze sociali, malcontento. Non è bello ammetterlo, ma è diventata quasi un’abitudine sentir parlare di tutto questo e, forse, l’argomento non genera più nemmeno tutta quell’indignazione dei primi tempi. Siamo convinti di conoscere la povertà, di aver familiarizzato con questo concetto, perché ci sentiamo tutti un po’ più poveri di prima. Ma dalla povertà economica, quella che tutti siamo convinti di conoscere, ne derivano altre, più silenziose e con cui forse non abbiamo ancora molta familiarità.
Una di queste è la povertà educativa, definita come «la privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni»; essa determina il mancato raggiungimento delle competenze cognitive indispensabili per farsi strada nel mondo di oggi. Ma non si parla soltanto di capacità che si apprendono sui banchi di scuola: la povertà educativa compromette anche la capacità di instaurare relazioni sociali, di raggiungere obiettivi, l’autostima. Tutti aspetti, insomma, che concorrono a determinare ciò che è una persona.
Illuminiamo il Futuro è il progetto che Save the Children ha intrapreso nel 2014 per raccogliere dati su questo fenomeno ed elaborare un piano per contrastarlo. A più di un anno di distanza dall’inaugurazione del progetto è stato pubblicato il rapporto dell’associazione con i dati riguardanti il nostro Paese. La situazione, come si può ben immaginare, non è per nulla rosea.
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