“Ho fatto del mio meglio, non era molto
non riuscivo a capire, ho provato a toccare
ho detto il vero, non ti volevo ingannare
ed anche se ho sbagliato tanto
mi presenterò al Signore del Canto
e sulla lingua nient’altro che un Hallelujah”
(Halleluja – Leonard Cohen – 1984)
Prima domanda (poi vedremo se ce ne sarà una seconda e magari anche una terza).
Cosa spinge un violinista del Montana e un pianista delle Baleari a portare la loro musica in un piccolo paese della nostra Valle in una fredda (ma nemmeno tanto) sera di inizio inverno?
La storia parte da lontano, un po’ come tutte le storie, ed è ovvio che c’entra il Giòbellomi, i suoi amici, il suo ricordo, quello che ha fatto e, soprattutto aggiungo io, quello che avrebbe potuto fare se una brutta bestia non lo avesse costretto a levare le tende da queste montagne per piantarle molto più in alto, dove le nuvole si disperdono senza che soffi un alito di vento.
C’entra Cortenova, il mio paese, quello dove sono nato e cresciuto per un po’, visto che poi ho girato per altre contrade. Ma Cortenova era sempre Cortenova, come direbbe il Boss “my hometown”, come direbbe uno qualsiasi dei miei compaesani “cà mia” e tanti saluti al rock’n’roll.
Siamo figli di queste vie e di queste piazze; della provinciale che taglia a metà il nostro mondo; del Pioverna che lo solca come un serpente sonnacchioso, salvo esplodere quando il cielo gli rovescia addosso miliardi di gocce di quella pioggia che stiamo aspettando da due mesi.
Siamo figli di queste fabbriche che una volta erano fucine; di quegli uomini con le facce scure seduti fuori a mangiare il panino comprato dal Vitale alle sei del mattino; dei magli e delle berte che hanno battuto, oltre al ferro, anche il nostro tempo.
E c’è chi, come il Giòbellomi, da questo giardino un bel giorno se ne è andato a cercare il futuro da qualche altra parte, con una laurea in mano che qui valeva niente se non qualche adesivo giallo con scritto ”Nuclear? No, per piasè” e la fortuna di chi produceva i cartelli dei “comuni denuclearizzati”.
Vedendo quella scritta oggi fuori moda ci sentivamo tutti più sicuri: peccato che nel raggio di 200 chilometri dal confine italiano fossero (e siano tuttora) attive una trentina di centrali nucleari. Ma il Comune si era messo dalla parte giusta, quella politicamente corretta ma scientificamente disperata.
Mi accorgo che sto andando fuori tema, diamine, l’è scià Nataal e questo ci viene a parlare delle radiazioni e tra un po’ anche delle bombe atomiche! Ghii resoon, e torno a casa.
Il Giòbellomi, mentre studiava e ricercava assieme ad alcuni premi Nobel il metodo più semplice per far passare la materia attraverso altra materia e scoperchiare altri interessanti ben nascosti segreti di questo Universo, coltivava nel profondo del suo cuore una immensa nostalgia per la sua “hometown”, un posto lontano diciotto ore di aereo dalla California, un puntino invisibile sulla grande carta del pianeta Terra, Cortenova, insomma, Valsassina, provincia di Lecco, Lombardia, Italia.
E il Giòbellomi aveva nell’anima anche la musica, e fu facile per lui che fratelli e sorelle non aveva, trovarne alcuni per strada tra i quali, appunto, un violinista del Montana e un pianista delle Baleari per i quali Cortenova da puntino divenne prima un punto interrogativo e poi uno esclamativo.
Il Giòbellomi, insomma, mettendo insieme dialetto e musica, aveva fatto un piccolo miracolo su scala mondiale.
Così torniamo alla domanda iniziale, e alla risposta che è (ma avrete capito già tutti): Amicizia.
Niente di più, niente di meno e, come si dice in certi casi, scusate se è poco.
Cosa c’entra tutto questo con il Natale che sta arrivando puntuale e implacabile? (Ah,ecco la seconda domanda!).
Forse nulla, forse poco, forse molto. Dipende. Dipende da chi siamo, da cosa vogliamo per noi stessi e per gli altri. Dipende da come vogliamo pensarlo, viverlo, ricordarlo. Solo luci sulle strade, sugli alberi e sui balconi o anche nel cuore?
E ancora: abbiamo amici disposti ad attraversare l’oceano per noi?
E noi, saremmo disposti ad attraversare l’oceano per loro?
Come vedete le domande sono diventate addirittura cinque, di cui le ultime due piuttosto impegnative, per cui, per stavolta, penso basti e avanzi.
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Buona domenica.
Benedetti .
.…...P.S.: mi prendo la libertà (e spero che il direttore sia d’accordo)[sono d’accordo, NdD] di fare a tutti i lettori gli auguri per le prossime feste. Se vorrete ci incontreremo di nuovo da queste parti l’anno prossimo. Voglio anche ringraziarvi perché ho saputo che siete in tanti. Il che, lo confesso, ogni volta che mi metto a scrivere mi fa tremare un po’ le mani…
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