Ti ho visto navigare attraverso il fiume,
al di sotto della spada di Orione,
nei tuoi occhi c’era una libertà
che non avevo mai conosciuto prima
(The dark of the Sun – Tom Petty – 1991)
Ricordate come eravamo rimasti?
Al buio, davanti a uno specchio a fissare un’ombra.
Ma è ora di riaccendere le luci, aprire le finestre e far entrare di nuovo il Sole.
Già, il Sole.
Inverno difficile da inquadrare, sembra di rivivere una storia già vista tanti anni fa che cambiò le sorti di posti come Paglio, Betulle, Giumello, Cainallo e Artavaggio, mentre Bobbio riusciva lo stesso a giocare le sue carte e prepararsi ad un futuro più roseo.
Le previsioni del tempo sono sempre le stesse ormai dal mese di ottobre; l’anticiclone, il vento, fiocchi di neve sulle Alpi di confine, polveri sottili che si infilano in ogni pertugio ed avvelenano un sistema malato al cui capezzale si sono riuniti, con esiti risibili, anche grandi e piccoli della Terra.
E in mezzo a tutto questo ci siamo noi che, mentre attraversavamo boccheggianti la calda estate del 2015 seduti sulle rive del Flegetonte, pensavamo all’inverno prossimo venturo.
“Te darèe”, vedrai, dopo questo caldo chissà cosa ci aspetta.
Invece.
Invece il tempo, proprio perché imprevedibile come recita il proverbio che lo accomuna ad un noto lato B, ha avuto altre intenzioni e se ne è fregato delle attese della gente; ha scaricato un po’ d’acqua e qualche fiocco di neve e poi ha ripreso ad essere uguale, monocolore, azzurro al mattino, azzurro al mezzogiorno, sereno la notte. Talvolta nuvoloso di quelle nuvole che non fanno male, solo ombra e umidità. E con il Sole che splende.
Sempre istess, una rappresentazione monocorde, senza variazioni apprezzabili salvo le temperature che, seppure a fatica, sono riuscite ad abbassarsi tanto che qualcuno ha potuto tirar fuori dall’armadio i pezzi pregiati della propria collezione.
In questo periodo difficile c’è anche chi ha fatto un mezzo miracolo spargendo neve dove non c’era e dipingendo l’inverno sopra i bucaneve, tenendo viva, in attesa che le correnti dall’Atlantico si decidano a cambiare umore, una stagione altrimenti irrimediabilmente persa.
Loro, e sto parlando ovviamente di quelli dell’ITB, sono stati davvero bravi e meritano un applauso: si sono spinti oltre le flange, i formaggi, il legno, l’acqua minerale, le molle, le forbici, le moto, i coltelli e tutto quel molto altro che, nascosto tra le mura delle fabbriche valsassinesi, viene prodotto sotto la Grigna e il Legnone, vincendo una scommessa anche per conto terzi.
A proposito di coltelli, ma soprattutto di lame, e dopo aver cincischiato sul tempo, mi viene in mente un simpatico personaggio che si è aggiunto alla schiera dei numerosi figli di migranti che vivono fra noi.
Si chiama Drew, figlio di Carletta e Carletto, originari delle Ande, trasferitisi a Taceno dopo un soggiorno in terra bergamasca nel corso del quale, c’è da giurarci, hanno imparato anche un po’ della lingua del “hura, huta e pota”, tanto da ambientarsi benissimo.
Non so perché il “lametta” (si chiamerà così?) sia stato chiamato Drew, forma abbreviata di Andrew. Io preferisco chiamarlo Andrea (con gli accenti come si usa tra i valsasnatt) e mi scuso con chi lo ha battezzato che sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni.
Siccome sono curioso, sono andato anche a vedere il significato di Andrew/Andrea e tra tutte le derivazioni presenti su wikipedia la mia preferita è quella dallo slavo “dorgu”.
Significa “prezioso”, come il sole, come la pioggia, come il vento, come la neve. Come tutto il resto che ci è stato regalato e che riusciamo tante volte a perdere per strada.
E come la vita che và e che viene con i suoi perché, i suoi misteri, le sue curve a gomito dietro alle quali non sai mai cosa puoi trovare e chi puoi incontrare.
E così, in questo inverno secco come un vero becch (che, come ci è stato insegnato, “l’è magro e secch”) abbiamo trovato, anche, Drew, pardon, Andrea (detto in valsasnatt) al quale diamo un caloroso (per quanto possibile viste le temperature attuali) benvenuto.
Sopra di lui, e sopra di noi, perché sta nella natura delle cose, pioverà e nevicherà e magari dopo qualche ora saremo qui a rimpiangere le lontane rive del Flegetonte.
Per cui consiglio a tutti di goderci questo sole che, da qualche giorno, e non chiedetemi il perché, splende ancora più forte lassù tra l’Orscellera e i Campelli.
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Buona domenica.
Benedetti
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