MARGNO – “Parco Faunistico delle Betulle: se non fosse altro che un banale allevamento?” Così titolammo poco più di un mese fa, quando tra le carte prodotte durante la dozzina di anni di vita istituzionale -dal concepimento ad oggi- delle aree naturalistiche di Pra’ Cainarca e Ombrega qualcuno si accorse dell’assenza della licenza ministeriale atta a identificare una parco faunistico come “giardino zoologico”. In mancanza di tale documento ci si trova di fronte a un normale allevamento, qualunque nobile scopo possa motivarne l’esistenza.
A distanza di qualche settimana torniamo sul tema per dare conferma del nostro iniziale dubbio. Ora siamo infatti in grado di affermare con certezza che nessuna richiesta per tale licenza partì dagli uffici della Comunità montana, all’epoca ente capofila nella gestione delle due aree di Margno e Casargo affidate alla cooperativa Kwa di Galbiate.
E i motivi di tale assenza, come sospettammo, furono proprio la mancanza di criteri basilari per arrivare a ottenere il riconoscimento in Gazzetta Ufficiale. L’area delle Betulle dunque può definirsi nulla più che un allevamento recintato. Un dettaglio sorprendente se si pensa alle finalità ambiziose con cui sono state progettate e realizzate le strutture.
Nel frattempo attorno alla morte della cerva e alle apparenti incongruenze evidenziate attorno all’osservatorio faunistico proseguono le indagini aperte dalla Procura della Repubblica e affidate al Corpo forestale dello Stato. Pochissime informazioni sono trapelate fin’ora a riguardo, ma il prolungarsi dei lavori e il riserbo mantenuto sulla vicenda lasciano presagire che se sviluppi ci saranno, potranno essere fragorosi.