LA STORIA/LA CHIESA DI SAN PIETRO DI CORTENOVA E QUELLA DI BUJA A UDINE: “GEMELLE” DOPO IL TERREMOTO



BUJA (UD) – C’è un filo che collega la Valsassina al Friuli. Anzi, più di uno. Nella primavera di 43 anni fa un forte sciame sismico investì la zona friulana portando con sé distruzione e morte. Una catastrofe e una tragedia umana in cui persero la vita 989 persone e che portò con sé una scia di dolore e devastazione con danni ingenti, paesi quasi completamente distrutti e la volontà dei friuliani di rinascere e risorgere dalle macerie.

I giornali dell’epoca riportano le eloquenti immagini di un dramma che mise in ginocchio un’intera regione, e solo grazie al senso di sacrifico e alla solidarietà del Paese fu possibile risollevarsi. Anche la Valsassina fece la sua parte e non mancò l’aiuto disinteressato di molti valsassinesi che scelsero di aiutare e tendere una mano dove erano rimasti solo sassi. Un grande libro di storie che non abbiamo la pretesa di ricostruire, ma a cui vogliamo dare nuova linfa portando all’attenzione alcune circostanze, a oltre quarant’anni di distanza.

LA CHIESA DI SAN PIETRO AVILLA A BUJA – UDINE
CHIESA DI BUJA UD3La prima chiesa ricostruita in Friuli dopo il terremoto del 1976 fu proprio la chiesa di San Pietro Avilla  a Buja – Udine. La fotografia – sia nell’interno che nell’esterno – è oltremodo familiare agli abitanti della frazione di Prato San Pietro, nel Comune di Cortenova. Il progetto utilizzato è infatti il medesimo, progettato dall’architetto Delino Manzoni di Bergamo (padre dell’ex sindaco di Pasturo, Marinello – ndr), e la struttura religiosa è infatti identica – interni ed esterni. Non solo un progetto ma anche gli abitanti di Cortenova fecero la propria parte aiutando i fratelli friulani in difficoltà e non a caso furono invitati nell’anniversario della consacrazione dell’edificio religioso. La Chiesa di San Pietro Avilla di Buja, come anticipato, fu la prima a risorgere dopo il terremoto e tra i protagonisti l’allora parroco Saverio Beinat che non si limitò ad aspettare i contributi, ma si rivolse al buon cuore dei fedeli e le risposte non mancarono. E la comunità di Cortenova si distinse e ora a 40 anni di distanza le due chiese, come due gocce d’acqua, ricordano un triste passato, ma anche una storia da Romanzo cuore.

LA SCHEDA DELLA CHIESA DI BUJA
(Progetto dell’arch. Manzoni di Bergamo). All’interno si conserva la Madonna dei Fornaciai, modellata in creta ad Haidhausen, alla periferia di Monaco di Baviera, nel 1875, dallo scultore Josef Knabel e portata a Buja, a protezione di tanti fornaciai emigrati nel 1876. Singolare è la Via Crucis, i cui pannelli in bronzo portano la firma di quattordici diversi scultori italiani: Aurelio Mistruzzi, Francesco Nagni, Luciano Minguzzi, Edoardo Alfieri, Alessandro Monteleone, Marcello Mascherini, Giuseppe Negrisin, M.M. Lazzaro, Pericle Fazzini, Franco Girelli, Nicola Rubino, Ugo Carà, Michele Guerrisi, Attilio Selva. Un bronzo di Troiano Troiani (S. Giovanni Battista), rilievi in pietra del genovese Edoardo Alfieri, un affresco del Fabris recuperato dal soffitto della vecchia chiesa e un dipinto di Giuseppe Cosattini (secolo XVII) completano l’arredo. Le porte d’ingresso hanno formelle in bronzo fuso, quella centrale di Mattia Monassi, quelle laterali di Pietro Galina ed Enore Pezzetta.

R. P.

 

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