IL DOMENICALE DI R.B./LE CAMPANE A MARTELL DEI POSTI BELLISSIMI



Basta con i pentimenti e dimentica le scuse
Non capisco perché tu provi tanto rimorso
Tutto quello che avevi detto si e` avverato con una vendetta
La folla gli si è rivolta contro
Hai scommesso sul cavallo giusto.

(Judah’s Death – Jesus Christ Superstar – 1973)

 

Ci sono storie che si ripetono.

Verrebbe da dire “purtroppo”, ma siccome le cause sono da ricercarsi nel profondo di ciascun essere umano che ha calpestato il Pianeta Terra dal big bang ai giorni nostri, altro non possiamo fare se non alzare una sporca bandiera bianca e augurarci che non tocchi a noi la parte del protagonista, dall’una o dall’altra parte.

Insomma, da che mondo è mondo, certe storie continueranno a ripetersi e nessun uomo sarà mai in grado di costruire una diga che ne possa contenere le conseguenze.

BACIO DI GIUDAUna simile la sentiremo narrare in questa settimana da santificare; parla di quel Signore che per alcuni anni se ne andò in giro per una terra promessa a spargere a piene mani una buona novella assieme ad un gruppo di amici, quasi fratelli, raccattati agli angoli di quel mondo e messi su una strada con destinazione l’eternità.

E di quella sera in cui, tra gli ulivi di un podere chiamato Getsemani, quel Signore della Galilea venne avvicinato da uno di quegli amici, quasi fratelli, che si era venduto per una manciata di dannate monete.

Ora, dovete perdonarmi il paragone certamente azzardato, ma le cronache di questi giorni ci hanno fatto conoscere una vicenda in cui un Scioor Curaat per qualche anno si è dedicato, assieme ad alcuni amici, quasi fratelli non so dire, ad un’opera di beneficenza per la propria parrocchia.

Un’opera che potremmo definire senza dubbio alcuno molto “cavalleresca”.

Passa un anno, ne passano due, poi tre e infine quattro dopodiché un gruppetto di quegli amici (fratelli no di certo) decide di mettere in scena una perfida rappresentazione di fine quaresima.

In buona sostanza, come abbiamo potuto apprendere, il gruppetto s’è inventato di andare a registrare un marchio che la parrocchia aveva utilizzato per la sua opera buona, tenendo ovviamente ol Scioor Curaat all’oscuro di tutto.

In tutta questa triste faccenda c’è, tra i molti, un particolare non raccontato e che ricorda molto i gesti compiuti sotto gli ulivi alla periferia di Gerusalemme un paio di millenni fa: quel marchio, come poi si è saputo, è stato registrato il 24 dicembre e la sera stessa alcuni degli impavidi “registratori” si sono presentati in chiesa a cantare, con buona pace dell’ignaro Scioor Curaat che celebrava la messa grande di mezzanotte.

Se la pace fosse anche con loro (i “registratori”)  non è dato sapere e francamente non mi interessa.

Per cui fatevi voi, care lettrici e cari lettori, la vostra idea.

Io la mia ce l’ho, come ho l’idea, a questo punto, di saltare dagli ulivi alle frasche, sperando, una volta lasciati gli ulivi, di riuscire ad aggrapparmi alle frasche.

Sì, perché sta arrivando la primavera e i nostri posti bellissimi (ma perché non mettiamo un cartello a Ballabio con scritto: “Benvenuti in Valsassina, terra di posti bellissimi”?) stanno lentamente cambiando colori e temperature, regalando il solito spettacolare riflesso di azzurro, bianco e verde, con qualche spruzzata, qua e là, di rosa.

E in questa stagione abituata a sorprenderci (“primavera non bussa, lei entra sicura” – Un Chimico – Fabrizio De Andrè – 1971) scopriamo che il FAI, il Fondo Ambiente Italiano, per le sue giornate di primavera ha scelto anche quattro mete valsassinesi e la cosa non deve apparire così scontata come a qualcuno potrebbe magari sembrare.

migliavacca (13) introbioCosì a Pasturo saranno aperte la Mauri e la casa di Antonia Pozzi mentre a Introbio si potranno visitare la chiesa di San Michele e Villa Migliavacca; un’occasione unica e molto rara di poter apprezzare sia dei gioielli che fanno parte della nostra quotidianità sia lo sforzo dei volontari che hanno reso possibile tutto ciò.

A questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda intelligente del tipo: “ma perché questo qui l’ha metu insema la storia dol Scioor Curaat e ol FAI?”.

Giusto. Anzi, di più, giustissimo.

La risposta la cerco, come al solito, guardandomi attorno.

Cercando il bello e il brutto, il bianco e il nero, osservando una Valle che gira attorno a tetti di lamiera dove una volta c’erano i mattoni e prati e strapiombi di montagna destinati a restare impressi sulle pellicole di Bollywood.


Penso al tubo di cemento che costruiranno sul Pioverna tra Cortenova e Taceno e all’impotenza degli amministratori di fronte alla prepotenza di leggi strampalate e belle compagnie di ventura; a un Parco che nessuno sa se c’è o se ci fa; ai centri storici disabitati e inabitabili di molti nostri borghi; ai deficienti che deturpano i boschi e i sentieri con il loro pattume e poi magari hanno l’adesivo del WWF sul paraurti della Panda a metano.

Iparco faunistico betulle volieral bello e il brutto, aria buona e aria cattiva si mescolano con i genialoidi che costruiscono allevamenti per cervi utilizzando il portafoglio degli altri o impediscono a classi di ragazzini di imparare a suonare il tamburo.

Mi viene in mente Franco Battiato – 1980 – Up patriots to arms: “alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena, potete stare a galla” e via cantando.

Non sono un pessimista, e molte volte in queste mie elucubrazioni domenicali ve ne sarete resi conto, ma leggendo certe notizie gli unici strumenti che sento suonare sono le campane.

A martell.

Buona domenica! (E andate a visitare i luoghi valsassinesi del FAI!).

 

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti
.

P.S.: ieri era la festa del papà. Volevo ricordare il mio che da venticinque anni riposa sotto una foto che gli ho scattato nella magica Val Roseg e dire a chi l’ha ancora di tenerselo stretto, perché poi, alla fine, vedrete che vi mancherà.
E tanto.
.

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