La prima lettura degli Atti degli Apostoli ci presenta la figura di Stefano, primo martire della Chiesa. Lo guardiamo con particolare compiacenza. Lo guardiamo con riconoscenza Stefano, per un motivo che ci è suggerito da un particolare della lettura: Stefano prega per quelli che lo uccidono!
A custodire il mantello dei lapidatori, e a aizzarli, c’è un giovane intelligente e deciso, Paolo, che sta per diventare sulla via di Damasco Apostolo di Gesù.
L’ora del martirio di Stefano è l’ora della misericordia per Paolo. “Perdiamo Stefano per guadagnare Paolo”! A questo colosso guardiamo ora, in una giornata in cui siamo invitati a pensare e a pregare per i mezzi di comunicazione sociale. Stampa, radio, TV, cinema, internet ecc.
Un Vescovo ebbe a dire: “Se san Paolo tornasse oggi sulla terra, farebbe il giornalista!” Oggi, noi assistiamo a una vera rivoluzione nel settore della tecnica e della scienza, di cui non siamo ancora coscienti, con l’avvento dei satelliti artificiali.
Che cosa farebbe san Paolo se tornasse oggi, nell’era spaziale su questa terra?
E’ una domanda forse paradossale, che però provoca un’altra domanda rivolta a ciascuno di noi: “Che cosa facciamo noi, perchè la Parola di Dio possa correre per le vie del mondo e sia glorificata?”
Non dobbiamo lasciarci spaventare dalle conquiste della tecnica, quasi che la scienza e la tecnica debbano dominare noi, e non il contrario. La scienza è buona se l’uomo è buono! Noi cristiani dobbiamo cercare quello che ci unisce piuttosto quello che ci divide!
Il mondo è diventato piccolo, viene chiamato il “Villaggio planetario”: entrano in casa nostra immagini di uomini, di persone di tutti i continenti, con i loro problemi, con i loro disperati dolori, con le loro orgogliose sicurezze, dal bimbo affamato del terzo mondo, all’astronauta che ruota nello spazio.
Siamo degli spettatori muti, chiusi nel nostro egoismo, o sentiamo la gioia e la speranza, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto, e di tutti coloro che soffrono?
Preghiamo Gesù Risorto perchè nel mondo, che cerca sempre più la sua unità, in cui le distanze scompaiono, grazie ai progressi scientifici e tecnici, i mezzi della comunicazione sociale contribuiscono a realizzare l’unità fra tutti gli uomini della fraternità, carità e pace di Cristo.
Don Graziano vicario parrocchiale
Domenica 8 maggio 2016
7a domenica di Pasqua “C”
At 7, 48 – 58
Gv 17, 20 – 26